“Profuma di cardamono e cannella, di origano, di rosa, di violetta, di flessibili rami di cipresso, di usignoli in esilio, questo raro inestimabile gioiello…”. Così un poeta armeno descrive l’incanto dell’Isola di San Lazzaro, un frammento di Oriente nel mezzo della Laguna di Venezia.
Un luogo al di fuori delle rotte del turismo di massa, un volto diverso di Venezia che regala ai viaggiatori la scoperta di una cultura antica e una parentesi di tranquillità e silenzio dopo le follie multicolori del Carnevale veneziano.
La piccola Isola di San Lazzaro degli Armeni si trova tra il Lido e il Lazzaretto Vecchio, come dichiara il nome del santo a cui fu consacrata. All’inizio del 1700, il monaco armeno Manug di Pietro, chiamato”Mechitar”, per sfuggire alla persecuzione dei Turchi arrivò a Venezia ed ebbe il permesso dal governo della Serenissima di insediarsi qui e fondare un convento. Ancora oggi il monastero è uno dei primi centri al mondo di cultura armena ed è la casa madre dell’ordine dei Mechitaristi.
La parte settentrionale dell’isola fu oggetto d’impianto di un meraviglioso giardino, ispirato a quelli segreti del lontano Oriente: arricchito, in particolare, con filari di pini e grandi coltivazioni di rose. Da questi roseti, dove tra le tante varietà spiccava la rosa canina, i monaci iniziarono a produrre una famosa marmellata, la Vartanush, ricavata dai petali di queste rose. Nata da una ricetta antica, originaria proprio dell’Armenia, la marmellata di petali di rose, è una vera bontà; per realizzarla è necessario cogliere i fiori a fine primavera, nel mese di Maggio, effettuando la raccolta al primo sorgere del sole.
La marmellata che se ne ricava ha un colore rosso vivo e risulta profumatissima. La particolare tecnica di lavorazione di questa marmellata prevede che le rose vengano sfogliate delicatamente a mano e che ad ogni petalo venga recisa l’unghia, ossia quella parte del petalo attaccata alla corolla, perché, essendo di sapore amarognolo, toglierebbe dolcezza al prodotto finito. I petali così tagliati vengono messi dentro una terrina, aggiungendovi una pari quantità di zucchero e del succo di limone spremuto. Sempre a mano i petali così preparati vengono strofinati con forza, così da favorire la rottura delle fibre e la fuoruscita degli umori. L’impasto ricavato, poi, si lascia macerare per un certo tempo (in questo modo i petali si amalgamano con lo sciroppo di zucchero ed il succo di limone), e successivamente il composto viene messo a bollire, lasciando evaporare fino al raggiungimento della giusta consistenza. A cottura ultimata la marmellata si mette nei barattoli, che, chiusi ermeticamente, vengono conservati al buio.
A San Lazzaro, Mechitar ed i suoi monaci, oltre che realizzare lo splendido giardino, si occuparono di arricchire e a ristrutturare le vecchie costruzioni, le più antiche risalenti all’anno Mille.
Oggi l’Isola è uno dei principali centri di cultura armena del mondo ed è un punto di riferimento per gli studiosi di lingue orientali.
L’isola ospita una chiesetta che fu ricostruita nel 1883 dopo un incendio, una pinacoteca con quadri di Palma il Giovane e anche un affresco del Tiepolo, un museo ricco di collezioni di ogni tipo tra cui la mummia egiziana del principe Nehmekhet perfettamente conservata, una biblioteca di 4500 manoscritti e 100.000 volumi.
Un’oasi di silenzio e dolcezza!
“ parte dei testi sono tratti da http://amicomario.blogspot.it/”